Commentario abbreviato:Giobbe 14:1Capitolo 14 Giobbe parla della vita dell'uomo Giob 14:1-6 Della morte dell'uomo Giob 14:7-15 Con il peccato l'uomo è soggetto alla corruzione Giob 14:16-22 Versetti 1-6 Giobbe approfondisce la condizione dell'uomo, rivolgendosi anche a Dio. Ogni uomo della razza decaduta di Adamo ha vita breve. Tutto il suo sfoggio di bellezza, felicità e splendore cade davanti al colpo della malattia o della morte, come il fiore davanti alla falce, o passa come l'ombra. Come è possibile che la condotta di un uomo sia senza peccato, se il suo cuore è per natura impuro? Ecco una prova evidente che Giobbe aveva compreso e creduto alla dottrina del peccato originale. Sembra che l'abbia intesa come un'argomentazione per cui il Signore non avrebbe dovuto trattare con lui secondo le sue opere, ma secondo la sua misericordia e la sua grazia. È stabilito, nel consiglio e nel decreto di Dio, quanto tempo vivremo. I nostri tempi sono nelle sue mani, le potenze della natura agiscono sotto di lui; in lui viviamo e ci muoviamo. È molto utile riflettere seriamente sulla brevità e sull'incertezza della vita umana, e sulla natura evanescente di tutti i piaceri terreni. Ma è ancora più importante guardare alla causa e al rimedio di questi mali. Finché non siamo nati dallo Spirito, nessuna cosa spiritualmente buona abita in noi, o può procedere da noi. Anche il poco di buono che c'è nei rigenerati è contaminato dal peccato. Dobbiamo quindi umiliarci davanti a Dio e affidarci completamente alla misericordia di Dio, attraverso la nostra Divina Garanzia. Dobbiamo cercare ogni giorno il rinnovamento dello Spirito Santo e guardare al cielo come all'unico luogo di perfetta santità e felicità. Riferimenti incrociati:Giobbe 14:1Giob 15:14; 25:4; Sal 51:5; Mat 11:11 Dimensione testo: |